Tutta colpa dell'ascendente in gemelli
Carissime lettrici e carissimi lettori,
forse qualche giorno fa, forse ieri, forse qualche ora fa, non sarei nemmeno in grado di quantificare precisamente quando è capitato, ma ho visto un video su TikTok. Una ragazza che non seguo, di cui non ricordo il nome, pronunciava parole alle quali inizialmente non avevo neanche dato troppo peso.
Ora, ragionando sul fatto che era semplicemente l’ennesimo video che scrollavo sul mio telefono, ragionando sul fatto che non ricordo precisamente quando mi è capitato di vedere questo preciso video, mi rendo conto di quanto ciò che diceva all’effettivo era importante.
In lacrime, questa ragazza parlava del suo costante mettersi a paragone con quello che vedeva online, con le altre persone, e sempre piangendo consigliava a chiunque stesse ascoltando di chiudere il telefono.
Perché d’estate ci viene questa paranoia? Quest’ansia?
Me lo sono spiegato così, ho individuato due filoni: il primo filone che giustifica l’ansia estiva, o meglio l’aumento dell’ansia in estate, è il confronto con l’altro. Termini che abbiamo sentito e risentito: fomo, paura di perdersi le cose, di non essere all’altezza, di non aver organizzato abbastanza cose o non averle organizzate abbastanza bene.
Invece il secondo filone è una sorta di elastico slabbrato: come se per tutto l’anno camminassimo su un elastico, uno di quelli belli tesi, rigidi, che ci porta da Settembre direttamente ad Agosto. E magari delle volte vacilliamo, perché camminare su un elastico rimane pur sempre un lavoro da equilibristi, da funamboli, ma a mantenerci in piedi ci aiuta la tensione dell’elastico. D’estate questa tensione si allenta, non per tutti per carità, ma è più semplice d’estate che l’elastico non sia così teso, e allora perdere l’equilibrio è più facile.
L’altro giorno mi è arrivata una notifica: tempo d’utilizzo del cellulare, molto ma molto aumentata.
Se c’è un momento di noia apro il telefono, se c’è un momento vuoto apro il telefono, anche quando sono senza internet apro il telefono e guardo foto che ho scattato io, che ho già visto, modificato e rivisto ancora
Sono tornata a casa dai miei, e qui perdere l’equilibrio è più semplice. Per tutta la giornata di oggi non ho fatto altro che: aprire e chiudere il computer senza concludere nulla, salire e scendere le scale senza un apparente motivo, quasi mi fossi persa nella casa che ho abitato per 18 anni, e poi chiaramente l’attività del momento: aprire e chiudere il telefono.
Ed ecco la domanda della settimana per voi: vi capita mai di aprire il cellulare per guardare i social, le foto o anche rileggere alcune conversazioni per placare l’ansia?
La ragazza su tiktok parlava di un’ansia estiva generata proprio dal suo appigliarsi alla vita degli altri: compariamo la nostra vita a quelle splendide e serene che vediamo sui social, ci sentiamo in difetto, e sale l’ansia.
Ma se funzionasse anche il contrario?
In più momenti della giornata, quando mi assalgono piccoli momenti d’ansia, io apro il cellulare e lo faccio istintivamente.
Mi aggrappo alle vite degli altri per non sentire la mia.
O peggio, quando le vite degli altri su Instagram non bastano, quando il feed di tiktok non mi soddisfa e l’estetica di Pinterest peggiora il mio umore, mi aggrappo alla mia vita vecchia: riguardo tutte le foto della galleria, pensando a quante persone sono uscite dalla mia vita, a quante cose sono cambiate, a quanto ero felice in momenti che ormai sono passati e che tipo di equilibrio avevo in determinati momenti, invidiando la me del passato, perché quella del presente quell’equilibrio lì non riesce più a recuperarlo.
Insomma, sia che l’ansia la faccia venire o che le metta per pochi minuti il silenzioso, aggrapparsi alle vite degli altri non è mai funzionale.
E quindi ecco la seconda domanda della settimana: quanto vi definite come individui in base a quello che fate?
Quando ci viene chiesto di presentarci, quando ci viene chiesto chi siamo, la maggior parte delle volte subito dopo il nome arriva la professione:
Sono Sara e sono un’avvocata
Sono Mario e sono un commercialista
Sono Giorgia e sono una studentessa
Ecco, io sono Adele e sono un’attrice. Ma lo sono o lo faccio? Bah ipotizziamo che lo sono, però visto e considerato che non lavoro su un set o su un palco da qualche mese, allora forse è meglio non dirlo. Allora sono Adele e forse è meglio se non dico che sono un’artista, che poi la gente chissà che strane idee si fa, che poi chissà che vuol dire essere artista. Allora sono Adele e sono una studentessa, questo è facile dirlo, ma visto e considerato che non sto studiando e non sto nemmeno seguendo corsi, è sempre valido?
Ed ecco che il mio elastico, quello bello teso su cui cammino tutto l’anno, si slabbra ed io perdo l’equilibrio.
Questa Barbie non è nulla.
Nel 1923 veniva redatta la prima edizione de “La coscienza di Zeno” di Svevo; il protagonista dell’opera tiene un diario sotto consiglio del suo terapeuta, il Dottor S, e considerando gli anni quella “S” puntata possiamo tranquillamente interpretarla come una frecciata di Svevo contro Sigmund Freud.
Ecco, tutta questa questione dell’identità io l’ho spiattellata alla mia Dottoressa S.; la domanda giusta da porci non è più “chi siamo quando gli altri non guardano” ma “chi siamo quando il lavoro ci molla”.
Quando tutto l’alone di produttività, quando la concezione di essere utili a qualcosa, a qualcuno, di star combinando qualcosa nella vita, non crolla ma perde la sua tensione, si slabbra sotto i nostri piedi.
La mia Dottoressa S. dice che la risposta l’abbiamo davanti a noi: non siamo solo quello che facciamo, ma anche quello che facciamo.
Sono una Toro, ma ho l’ascendente in Gemelli, ed è importante sottolinearlo perché una settimana fa una persona mi ha trovata interessante: questa persona era interessata a quello che facevo, quello che dicevo. Così, quando l’ho notato, ho liquidato questo suo sentire dicendo che era interessato a ciò che facevo nella vita, non a me come persona.
Ecco, la mia Dottoressa S. ha chiamato questo comportamento autosabotaggio, ha detto anche che non mi comporto così solo perché ho l’ascendente in Gemelli. Ma io dico che anche lei è umana e non può sempre avere ragione, anche lei merita il beneficio del dubbio.
Oltre a questo, ha detto che ciò che facciamo della nostra vita delinea una parte del nostro essere: perché ci dà un colore, una sfumatura, mantiene viva una passione se facciamo un lavoro che ci piace, o ci dà delle skills in più se con il lavoro che facciamo ci paghiamo solo le bollette.
Agosto, ma in generale direi l’estate, può essere rilassante ma può essere anche tanto complessa. Nel frattempo, attendiamo e cerchiamo di imparare a non aggrapparci più alle vite degli altri, attendiamo e speriamo che l’elastico su cui camminiamo ritorni teso per recuperare l’equilibrio.
Io però oggi un selftape per un provino l’ho girato, quindi -almeno per oggi- posso dire che sono Adele e sono un’attrice, poi domani chi lo sa.
Alla prossima domenica, vi leggo sempre, con amore
Adelio