Spettatori di Npc e di guerre
Carissime lettrici e carissimi lettori,
l’argomento di questa domenica è l’essere spettatori, in senso lato direi.
Ieri (per chi non ne sapesse nulla di astrologia, o quasi nulla come me) c’è stata una splendida luna piena con eclissi in Toro.
Mi sono informata solo perché la mia coinquilina dice che quando c’è qualcosa che non va nelle nostre vite allora c’è qualche luna strana, in più sono del Toro quindi mi sono anche sentita presa in causa.
Alla fine è uscito fuori che una luna così non ce l’avevamo da due anni, e che rappresentava per alcuni segni la chiusura di un percorso iniziato due anni fa.
Una ragazza su Tiktok diceva che la luna del 28 Ottobre sarebbe stata perfetta per fare dei bilanci, vedere cosa si è fatto e -finalmente- cosa si sta concludendo con questa luna.
Ecco, che ci crediate o no a queste cose astrologicheastronomichedavecchiastregahippy, io l’ho preso come un segno.
Domani sarei dovuta partire, un viaggio di famiglia a Parigi. Dopo 17 anni sarei tornata lì con la mia famiglia, dopo 6 anni sarei tornata all’estero.
Invece per un’emergenza familiare (risolta per il meglio alla fine) mi sono ritrovata due settimane in Calabria, a casa dei miei. E per le varie emergenze del mondo abbiamo deciso che non è proprio un momento storico tranquillo per fare un viaggetto.
Insomma, tra emergenze familiari e mondiali nessuno nella mia famiglia aveva voglia di partire.
Questa luna di ieri l’ho presa come un segno perché, dopo due settimane di reclusione sul cucuzzolo della montagna nella provincia Calabrese, sono ritornata a Roma. Insieme alla luna piena, insieme all’eclissi.
C’è una piccola libreria in Piazza San Cosimato, a Trastevere, che una volta al mese organizza un evento in cui si beve e si disegna tutti insieme, con una modella dal vivo. Professionisti e non, chi studia arte e chi disegna per hobby, tutti riuniti per passare due ore a ritrarre la modella, bere e chiacchierare.
Ulteriore segno, sembrava una convergenza astrale, dovevo tornare proprio il 28 di ottobre per poter guardare la luna piena con eclissi del 28 di ottobre per partecipare all’evento di disegno del 28 di ottobre.
Che i mezzi a Roma non funzionino non è una novità, anzi, hanno iniziato i lavori per una nuova metro, bloccando con impalcature tutta Piazza Venezia per lavori che dovrebbero durare per i prossimi 10 anni (che in termini romani vogliono dire 20). Benissimo.
Però anche questo l’ho visto come un segno perché, invece di aspettare due decadi ad osservare i mezzi che passano, ho deciso di andare a piedi. Una parte di Roma e tutta Trastevere fatta a piedi.
Esistono due tipi di persone: chi è sempre convinto di farcela ad arrivare in tempo, per cui esce di casa con calma, magari dimentica il cellulare in casa per cui torna indietro a prenderlo, se non passa il pullman aspetta tranquillamente il prossimo, passeggia per arrivare a destinazione, e chiaramente arriva con gli stessi soliti 40 minuti di ritardo. E poi ci sono le persone che l’aspettano.
Io sono la persona che aspetta. Giro sempre con un libro in borsa un po’ per sembrare la indiegirl maincharacter della situazione, ma la verità è che non arrivo mai in orario, io arrivo in anticipo. Sono la persona che aspetta e non si fa aspettare, che corre anche quando non c’è bisogno.
Ieri, mentre camminavo per arrivare a destinazione, non avevo messo in conto il tempo. Per la prima volta, dopo non so quanti anni, non ho corso e non sentivo la necessità di correre. Sono comunque arrivata in anticipo di due minuti, ma due minuti sono meglio di mezz’ora, e poi il discorso di oggi non è incentrato su quanto l’ansia giochi anche in questi campi.
Il discorso di questa domenica è: quanto siamo osservatori delle vite degli altri ma soprattutto della nostra.
Mentre camminavo con tutta calma, attraversando il Tevere, ho fatto il bilancio degli ultimi due anni. Come se il consiglio della ragazza di Tiktok fosse il consiglio dell’oracolo.
Ed ecco la domanda della domenica per voi: quanto siete spettatori della vostra vita?
Ho letto e visto varie interviste, cercherò di rendere questo collegamento il più lineare possibile.
Primo argomento:
Su Tiktok stanno spopolando video e live di NPC: persone che si comportano come i non-player character dei videogiochi, ovvero personaggi che non giocano ma hanno 3/4 reazioni preimpostate e sempre uguali con la quale reagiscono agli imput dei giocatori. Giuliana Florio ha portato questo trend in Italia, e in un’intervista per ‘Il Messaggero’ ha spiegato che i suoi contenuti sono una strategia comunicativa, tra l’altro estremamente funzionale.
Secondo argomento:
Ucraina e Palestina; in questo pezzo di ‘Generazione’ Matteo Fantozzi già dal titolo spiega perfettamente come in realtà stiamo vivendo una guerra mondiale, solo che è combattuta a pezzi. La newsletter che scrivo non è fatta per informarvi sulle ultime del mondo, anche perché non ne sarei in grado, però vorrei parlare in piccola parte del linguaggio che viene usato per parlare della guerra. Il linguaggio dei media, quelli grossi per intenderci, è un linguaggio a cui siamo abituati, un linguaggio con cui ci hanno cresciuti, un linguaggio generalizzante che non spiega nulla, e perché? Perché se non spieghi e usi lo stesso linguaggio di sempre, il linguaggio della quotidianità, l’ascoltatore non si preoccupa e se non si preoccupa non si mobilita. (Siano lodati i canali social che informano meglio della televisione dei nostri genitori).
Qual è però il collegamento tra Giuliana Florio e il linguaggio dell’informazione? Il collegamento è la comfort zone: siamo cresciuti come spettatori/osservatori delle cose della vita, quindi la nostra comfort zone è rimanere tali. Osservare gli stessi soliti input di un NPC e ascoltare le stesse solite sentenze dalla televisione, come se non si parlasse di guerra, come se non si parlasse di genocidio. Le informazioni ci passano come se le parole fossero dei contenitori senza contenuto, senza una realtà dietro.
Il bilancio che ho fatto camminando per Trastevere mi è servito per applicare questi concetti sociali ad una sfera più piccola, applicare questi concetti al personale.
Michela Murgia diceva che tutto nella vita è politica, anche scegliere di cosa ridere o non ridere è politica, e questo è stato il collegamento che ho linearmente trovato tra il nostro comportamento da spettatore sociale al comportamento di spettatore personale.
Il bilancio di questi ultimi due anni, a cui mi ha “costretta” la luna piena in eclissi, è arrivato a questo risultato: sono stati due anni da spettatrice.
Le giustificazioni a questo comportamento non mancano, sia nel personale che nel sociale: che sia stato psicologicamente il lungo periodo del Covid, che sia anche colpa del pessimo modo in cui la grande comunicazione di massa passa le informazioni, ma fare un elenco di giustificazioni porta solo all’immobilità del pensiero e di conseguenza dell’azione.
Tornare a Roma e uscire, immergermi tra la gente quando un pensiero frequente che accompagna molti è “tra la gente io non ci so stare”, è stato per me un modo per non essere spettatrice nel personale. Informarsi, parlare, e appoggiare la “contro-informazione” dei social può essere un modo per non essere spettatori nel sociale, rendersi consapevoli è un modo per non essere solo spettatori nel sociale.
Quindi, collegando tutti i puntini, è facile capire perché la strategia di Giuliana Florio sembra essere una strategia vincente, perché non è stato difficile rendere virale l’NPC: un contesto in cui chi ascolta possiede poche azioni e la sicurezza di ricevere sempre lo stesso input, ricevere per quelle poche azioni sempre la stessa risposta. Un meccanismo da spettatore.
La luna piena con eclissi a me ha portato questo, tanti ragionamenti incastrati tra loro, che spero di aver espresso chiaramente.
La verità è che è un periodo denso e intenso, in cui l’impotenza nei confronti di ciò che accade attorno regna sovrana. Se ci muoviamo ci sentiamo inutili, perché tanto non cambia niente, ma se non ci muoviamo ci sentiamo in colpa, perché come si può rimanere immobili?
Con chiunque mi confronti questo rimane un pensiero di base condiviso, per cui volevo condividerlo anche con voi, aspettando poi i vostri pensieri.
Spero di avervi tenuto compagnia con i miei ragionamenti incastrati, alla prossima domenica
Adelio